L’induzione del parto è l’insieme di interventi medici e farmacologici volti a determinare l’inizio del travaglio di parto.
Per induzione del parto s’intende sia l’induzione della maturazione cervicale che la stimolazione dell’attività contrattile uterina.
Lo scopo dell’induzione del travaglio è stimolare l’inizio del travaglio con lo scopo di interrompere il decorso della gravidanza in presenza di indicazioni materne o fetali: parto indotto.
Si parla di parto indotto quando si ricorre ad alcune tecniche farmacologiche per far avviare il travaglio di parto, ossia per stimolare le modificazioni del collo uterino e le contrazioni necessarie a dare il via al travaglio
Il travaglio si induce nei seguenti casi:
La tecnica di induzione si decide in base alle condizioni locali che si riscontrano con la visita ostetrica.
L’induzione può essere di diversi tipi e prevede diversi step
Si tratta dello scollamento meccanico, senza rottura, del sacco amniotico dalla superficie interna del collo dell’utero e viene effettuato manualmente dal ginecologo. È una pratica un po’ fastidiosa, ma in alcuni casi è utile per sollecitare le contrazioni se il travaglio si è avviato ma procede un po’ a rilento. Non richiede ricovero.
E’ una metodica che consiste nell’inserire nel canale cervicale il catetere di Foley fino a che il palloncino non superi l’Orifizio Uterino Interno .
Si gonfia il palloncino con soluzione fisiologica da 40 ml sino a 80 ml massimo e si ritrae il dispositivo in modo che il palloncino sia a contatto con l’orifizio uterino interno.
In questo modo si effettua una stimolazione meccanica che provoca la produzione locale di prostaglandine naturali, determinando l’ammorbidimento e il raccorciamento del collo dell’utero.
La tecnica non è dolorosa ma solamente fastidiosa per la donna e ha un effetto simile a quando arriva il ciclo mestruale
Il catetere di Foley viene rimosso dopo 24 ore
Con il termine amnioressi si intende la rottura manuale delle membrane amniotiche tramite un apposito strumento inserito attraverso il collo dell’utero già dilatato.
La procedura non è dolorosa ed è nella maggior parte dei casi efficace nello stimolare l’inizio del travaglio di parto.
Se dopo 2 – 4 ore non è ancora iniziato il travaglio, si somministra ossitocina per via endovenosa.
L’ ossitocina viene adoperata nel caso in cui il collo dell’utero si è già ammorbidito e raccorciato ed è necessario far procedere la dilatazione
L’ossitocina viene somministrata per via endovenosa tramite flebo e ha l’obbiettivo di far aumentare le contrazioni, accelerando in tal modo i tempi della dilatazione.
Il dolore dipende molto dalle condizioni locali e dalla tecnica utilizzata.
Utilizzando prostaglandine sintetiche arrivano le contrazioni "giuste", quelle dolorose del travaglio, di conseguenza il travaglio sarà più rapido.
Molto rilevante nel travaglio indotto è la condizione psicologica della donna che rimane ricoverata anche tre giorni nel blocco parto in attesa che parta il travaglio. Ci vuole molta calma e tranquillità emotiva.
La risposta alla domanda quanto dura è molto semplice: fino a quando ha inizio il travaglio.
Detto questo però dobbiamo considerare il fatto che esiste la possibilità di un fallimento delle tecniche di induzione qualunque esse siano.
Esistono dei rari casi, e purtroppo non sono prevedibili, in cui né i metodi farmacologici né quelli non farmacologici hanno effetto e quindi si deve necessariamente procedere con un taglio cesareo al termine del percorso induttivo
Il tema dell’induzione del travaglio è molto complesso, discusso e in continua evoluzione in merito a parametri, tecniche e tempistiche.
Quello che consiglio di fare è di affidarsi sicuramente al ginecologo/ostetrica che vi segue in gravidanza e decidere insieme.